Shameless


Qualità generale:
Qualità educativa:


IDEATORE: John Wells
INTERPRETI: William H. Macy, Emmy Rossum, Jeremy Allen White, Cameron Monaghan, Emma Kenney, Ethan Cutkosky, Christian Isaiah
SCENEGGIATURA: Paul Abbott, John Wells, altri
PRODUZIONE: Bonanza Productions, John Wells Productions, Warner Bros. Television
ANNO DI USCITA: 2011-2021
STAGIONI: 11 (134x50-60')
PRIMA MESSA IN ONDA: Mya
DOVE SI PUÒ VEDERE ORA: Prime Video, Netflix
GENERE: commedia drammatica

Età cui è rivolta la serie (secondo noi): >16
Presenza di scene sensibili: scene di violenza, uso di sostanze e alcool, scene a contenuto sessuale o di nudo, utilizzo frequente di turpiloquio.

I Gallagher sono una famiglia disfunzionale nel Sud di Chicago. Il padre è alcolista e drogato e i sei figli vengono letteralmente cresciuti da Fiona, la figlia maggiore, che cerca di sbarcare il lunario con metodi poco convenzionali.
La serie, basata sull’omonima serie britannica, mette in luce le gravi condizioni di disagio delle fasce deboli americane, che cercano di sopravvivere nelle periferie delle grandi città.
Sesso, droghe e alcol sono alla base della quotidianità dei Gallagher, senza eccezioni per i più piccoli, che vivono una realtà spesso brutale e senza veli.
Immersi in questo mondo grottesco, dove bambini e ragazzi avrebbero il diritto di NON trovarsi, i protagonisti cercano come possono di imparare a stare al mondo, facendosi forza tra loro e sviluppando un’ironia amara che gli permette di sopravvivere.

 

 

 

Approfondimento 

 

Una famiglia anticonvenzionale e antiborghese

 

Frank Gallagher, un alcolista, drogato, ladro, truffatore e chi più ne ha più ne metta, si ritrova quasi per caso a essere padre di sei figli. La moglie, drogata e affetta da disturbo bipolare, compare e scompare dalla vita dei figli portando più scompiglio che altro. Una cosa è certa per entrambi: sono un padre e una madre mancati. Per i figli, che pur rivelano costantemente un disperato bisogno di figure genitoriali, entrambi costituiscono solo un intralcio, mentre la figlia maggiore costituisce l’unico perno stabile a cui ruota attorno la vita dell’intera famiglia. Fiona cerca di barcamenarsi come può, nel prendersi cura dei fratelli e tentando per quanto possibile di contrastare la condizione di disagio e di grave povertà in cui versano. Il desiderio di riscatto è il suo motore interiore, ma non avendo i mezzi anche psicologici per raggiungerlo, finisce molto spesso per ricadere su se stessa e provocare danni anche gravi. E se, per quanto può, cerca di supportare i bisogni primari dei fratelli, nella cura affettiva, educativa e psicologica non può certo arrivarci da sola. Così i ragazzi, lei compresa, si ritrovano soli nell’affrontare qualunque problema tipico delle diverse fasce di età, sviluppando una capacità di adattamento notevole. Pur di non lasciarsi andare, infatti, i protagonisti tentano di nuotare nel mare aperto della vita, pieno di insidie e contraddizioni, e le soluzioni che trovano per rimanere a galla sono sempre le più anticonvenzionali, e antimorali, possibili. L’unica risorsa è il loro restare uniti, e quell’ironia nera che riescono a sviluppare tra loro che li porta ad andare avanti anche di fronte alle situazioni peggiori, o più spesso a restare impassibili di fronte alle brutture più improbabili.
I principi americani di famiglia, fede e lavoro, vengono totalmente ribaltati, e la povertà delle periferie americane viene sbattuta in faccia allo spettatore, in netto contrasto con l’immagine allegra e alto-borghese di alcune commedie americane di successo.

 

Il ritratto della società americana

 

I membri della famiglia Gallagher sono costruiti ricalcando accuratamente profili medico/psicologici reali. Questo forse può essere messo in risalto come uno dei valori fondanti della serie, che sottolinea costantemente come il disagio sociale (e delle figure genitoriali) spesso porti a quello psicologico nelle nuove generazioni.
Ciascun figlio incarna un prototipo comportamentale di soggetti con genitori drogati e alcolisti, con una precisione maniacale. E il fatto che nella stessa famiglia siano presenti addirittura sei drammi psicologici diversi rende la situazione ancora più drammatica e quasi irrisolvibile. La sensazione infatti è che la famiglia Gallagher faccia acqua da tutte le parti: le problematiche di ciascun membro sono tali e tante che anche volendole affrontare una per una non basterebbe un’intera esistenza. Un caso pressoché disperato per qualunque assistente sociale. E infatti, oltre alla madre e al padre, le autorità competenti in materia di tutela dei minori sono le grandi assenti della storia, e questo aumenta la sensazione di “pugno allo stomaco” che si prova guardando le ben 11 stagioni di questa tragico-grottesca saga familiare.

 

 Una serie anti-educativa

 

Qualunque principio educativo viene ribaltato, stritolato, scavalcato dagli adulti (o presunti tali, solo perché maggiorenni) che si susseguono fuori e dentro la grande casa dei Gallagher, in un caleidoscopio di personaggi assurdi e senza scrupoli, spesso vittime a loro volta, piuttosto che carnefici. Eppure nel cuore dei ragazzi sembra essere acceso il desiderio di un bene, di un riscatto, il desiderio di uscire dalla situazione disperata per poter trovare qualcosa che forse, da qualche parte, hanno sentito chiamare affetto, rispetto, amore, onestà, equilibrio, fanciullezza.
Purtroppo però, come spesso accade nel disagio sociale, essi non sembrano poter uscire dalla depressione che gli è capitata in sorte. Per questo i protagonisti cercano più spesso di adattarsi e trovare le risorse per andare avanti, reagendo nonostante tutto e rimanendo uniti.
Il successo della serie, in contrasto con la sua crudeltà scanzonata, fa pensare che forse ci sia un qualche gusto sadico nello spettatore che ama guardare le sventure altrui, quasi come in un processo catartico. Il fatto che sia un prodotto molto amato dagli adolescenti dovrebbe essere oggetto di una analisi più approfondita. Sicuramente però la crisi della famiglia e l’assenza del padre, a cui si aggiunge sempre più spesso quella della madre, è uno dei drammi più forti del nostro tempo. Indipendentemente dal ceto sociale, la nostalgia di un punto di riferimento stabile è ciò che abita il cuore di ogni ragazzo. Forse è questo che viene cercato dal pubblico più giovane e, anche se in un modo bizzarro, questa storia prova ad indicarne uno nella solidarietà tra pari.

Ilaria Giudici

 

Temi di discussione:

  • Relazioni familiari problematiche.
  • Disturbi adolescenziali.
  • Alcolismo, droghe, disagio sociale.
  • Problematiche affettive e sessuali.