Sex Education racconta la storia dell’adolescente Otis, che vive con la madre Jean, nota sessuologa. Il lavoro della madre ha sempre invaso la sua vita, rendendolo un ragazzo sensibile e attento ai problemi degli altri. Otis è vergine ma, nonostante la propria inesperienza, sembra in grado di capire i problemi sessuali dei suoi coetanei. Quando, accidentalmente, inizia a dispensare consigli che sembrano funzionare, la giovane Maeve gli propone di “entrare in società”: lei si occuperà di scegliere i clienti tra i ragazzi della scuola e lui sarà il loro terapeuta sessuale. Ovviamente, i due si faranno pagare e, dal loro sodalizio, nascerà una bella amicizia, o forse qualcosa di più…
La premessa è senz’altro forte e il titolo non lascia molti dubbi rispetto al tema della serie: il sesso. Sarà per questo che Sex Education è diventata quasi un must tra gli adolescenti, bisognosi spesso di risposte alle loro domande e curiosità rispetto a un argomento che con gli adulti è tabù. Il problema di questa serie, però, è che il sesso viene esclusivamente trattato nella sua componente fisica e non relazionale/sentimentale. L’atto sessuale diventa esclusivamente “performance” e non importano le condizioni o la persona con cui lo si fa. Le immagini e il linguaggio sono decisamente espliciti (oltre a nudi integrali e scene di sesso, si parla di orgasmo, masturbazione, pornografia…), rendendo la serie inadatta proprio a quel target — gli adolescenti — a cui vuole rivolgersi.
Sex Education è un teen-drama diverso da tutti quelli a cui ci siamo abituati negli anni. Lontano anni luce dai teen-drama rassicuranti degli anni ’90 e ancor più da quelli patinati e irrealistici degli anni 2000, la serie di Laurie Nunn sdogana ogni limite espressivo e prende atto che i millennials di oggi sono meno ingenui e più consapevoli degli adolescenti di qualche generazione fa.
Da sempre i teen-drama hanno parlato di sesso, ma mai in modo così esplicito e con una tale libertà espressiva. Di fronte a questa rivoluzione rappresentativa, rimane però il forte limite valoriale.
La serie rinforza infatti l’idea che il sesso sia una delle ossessioni e delle paure dei ragazzi e che, come tale, debba essere “affrontato” il prima possibile. Anche senza amore, anche senza la persona giusta, anche senza sentirsi pronti fisicamente e psicologicamente. Insomma, al liceo non si può assolutamente ammettere di essere vergini, pena l’esclusione sociale. L’ansia di rincorrere il rapporto sessuale porta con sé insicurezze paralizzanti: bisogna essere all’altezza delle aspettative dell’altro, avere i genitali della dimensione giusta, essere considerati “bravi”, dare l’impressione di essere esperti, ecc. Il senso di disagio e di inadeguatezza, tipico degli adolescenti, si amplifica quindi all’interno di una maturità sessuale solo apparente, che nasconde in realtà forti problemi di comunicazione e di intimità. Inoltre, manca del tutto una riflessione sulle conseguenze e le responsabilità delle proprie azioni e l’aborto o l’assunzione della pillola del giorno dopo sembrano inevitabili scelte che seguono rapporti non protetti.
Nonostante Sex Education si presenti come una commedia a tratti assurda e surreale, presenta anche una forte componente realistica. Si distingue infatti per una rappresentazione variegata di personaggi, diversi per etnie, estrazione sociale, età, identità di genere e orientamento sessuale (che comprende anche l’asessualità).
La serie ha certamente il merito di trattare, a latere, temi importanti come il bullismo e le molestie sessuali. Nella seconda stagione, quando Aimee subisce delle molestie su un autobus, Maeve la supporta e la spinge a denunciare alla polizia quanto accaduto, anche se la ragazza all’inizio non vorrebbe, per il senso di vergogna e imbarazzo che prova.
Infine, da un punto di vista tecnico-artistico, Sex Education si presenta come un prodotto televisivo di qualità, con un cast di tutto rispetto: Otis che è interpretato da Asa Butterfield, il piccolo Bruno de Il bambino con il pigiama a righe, mentre Jean, sua madre, altri non è la mitica Gillian Anderson di X-Files.
Eleonora Fornasari
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