Piedone – Uno sbirro a Napoli


Qualità generale:
Qualità educativa:


IDEATORE: Peppe Fiore
INTERPRETI: Salvatore Esposito, Silvia D’Amico, Massimiliano Rossi, Fabio Balsamo
SCENEGGIATURA: Peppe Fiore, Laura Grimaldi, Paolo Piccirille, Jacopo Sonnino
PRODUZIONE: Sky Studios, Peacock, Concast
ANNO DI USCITA: 2024
STAGIONI: 1 (4x90’)
PRIMA MESSA IN ONDA: Sky
DOVE SI PUÒ VEDERE ORA: Sky
GENERE: comedy, drama, action, crime

Età cui è rivolta la serie (secondo noi): >14
Presenza di scene sensibili: turpiloquio, violenza, scene di sesso.

Conosciamo Vincenzo Palmieri (Salvatore Esposito), quando, in un’operazione condotta a Stoccarda per l’Interpol, scopre che il boss camorrista Edoardo Iodice, dato per morto, in realtà è nascosto a Napoli, da dove continua indisturbato a gestire i suoi affari. Con ‘Muschillo’ Iodice, Palmieri  ha un conto in sospeso che riporta alla sua infanzia e alla drammatica uccisione dei suoi genitori: per questo non esita a chiedere il trasferimento a Napoli con la speranza di poter, in un modo o nell’altro, continuare le indagini. Il ritorno a casa non è facile: Palmieri – soprannominato Piedone in omaggio al suo mentore, il commissario Rizzo – trova una città cambiata e deve fare i conti con l’assoluta certezza da parte dei colleghi della morte di Iodice. Anche il rapporto con il suo diretto superiore,  Sonia Ascarelli (Silvia D’Amico), brillante commissario in odore di trasferirsi quanto prima all’antimafia, non appare dei più semplici. Troppo diversi per metodi e priorità, Il rapporto tra Palmieri e Ascarelli inizialmente è piuttosto complicato, ma con il passare degli episodi si apre, pur tra alti e bassi, prima alla collaborazione e poi all’amicizia, per finire con il tradursi in una vera e propria relazione sentimentale. Sarà proprio la loro collaborazione a fare luce sui rapporti tra alcuni esponenti delle forze dell’ordine e Iodice, tirando in mezzo perfino il commissario capo, Enrico Ruotolo (Massimiliano Rossi).

 

Approfondimento 

 

Una serie che strizza l’occhio al passato

Piedone – Uno sbirro a Napoli è una miniserie italiana in 4 episodi creata da Peppe Fiore e diretta da Alessio Maria Federici che  richiama, nel titolo più che nel contenuto, alla celebre serie di film degli anni ’70 con il commissario Rizzo interpretato da Bud Spencer: Piedone lo sbirro (1973), Piedone a Hong Kong (1975), Piedone l’africano (1978), Piedone d’Egitto (1980).  Nella serie TV il commissario Rizzo è stato il mentore di Palmieri e lo ha aiutato, dopo il brutale assassinio dei genitori, ad entrare in polizia. Una trovata che strizza l’occhio al pubblico appassionato dei film di Bud Spencer e che si inserisce nell’ambito di un intrattenimento generalista, per tutta la famiglia. Salvo qualche scena di sesso e il saltuario utilizzo del turpiloquio, il prodotto è infatti confezionato per un pubblico ampio, unendo azione, dramma e intrecci amorosi in un mix godibile e ben equilibrato.

 

Un prodotto d’azione godibile, con una certa attenzione al sociale

Nonostante il senso di amarcord che il titolo e le movenze di Palmieri suggeriscono allo spettatore, Piedone-Uno sbirro a Napoli marca delle differenze rispetto al suo predecessore. La serie infatti offre una declinazione aggiornata dei film di Bud Spencer, certamente meno carismatica e spensierata, ma con una maggiore attenzione al sociale in generale e al microcosmo napoletano in particolare. Viene dato spazio, nello sviluppo verticale delle singole indagini, come in quello orizzontale della ricerca di Iodice, alla realtà contemporanea e ai fenomeni delinquenziali che caratterizzano la città, intrecciando lo sfruttamento dell’immigrazione alle difficoltà delle giovani generazioni, l’impoverimento culturale portato da un turismo mordi e fuggi e la fragilità di un tessuto economico incapace di creare sinergie durature e di prospettiva, ancora pesantemente condizionato dalla criminalità organizzata. Ci sono quindi meno botte, ma le scene d’azione sono complessivamente ben girate, con qualche pregevole slowmotion che esalta la plasticità degli scontri. La scelta di ampliare il bacino geografico del racconto, con i riferimenti a Stoccarda, consente poi di estendere l’analisi sociale e, al contempo, di rendere il prodotto più appetibile anche per altri mercati, come quello tedesco da sempre attratto dalla figura di Bud Spencer, come ci ricorda il museo a lui dedicato a Berlino.

 

Una molteplicità di temi sullo sfondo di una Napoli vera protagonista

Napoli è la grande protagonista, fin dal titolo, con le sue vedute iconiche, con le discussioni sulle sfogliatelle, ma anche e soprattutto con la sua gente che, nel bene come nel male, fa la differenza. Tra le qualità di Palmieri emerge in particolare quella di saper parlare con tutti e di raccogliere suggerimenti anche dai delinquenti, senza andare molto per il sottile nel rispettare le prassi istituzionali. Palmieri sembra, a differenza del suo capo Sonia Ascarelli, piegare la legge al suo obiettivo, ma lo fa a fronte di un’intuizione giusta (la finta morte di Iodice) marginalizzata dai colleghi e con un’etica ferrea che garantisce dignità e vigore a un comportamento altrimenti discutibile. Il microcosmo napoletano, con le sue peculiarità, non è quindi utilizzato come pretesto giustificazionista per delinquere, come invece avviene nel caso del commissario capo, ma rappresenta il contesto in cui quotidianamente confermare la propria etica e la propria determinazione a raggiungere l’obiettivo della legalità. Le peculiarità della città vengono insomma sfruttate da Palmieri a vantaggio delle indagini e non per il proprio interesse particolare. E’ questo un ottimo esempio di come a fronte di una situazione data, che pone naturalmente dei vincoli, la capacità del singolo di sfruttare le risorse disponibili (per quanto limitate) è determinante per raggiungere un determinato obiettivo. Accanto a questo tema c’è quello della capacità di fare squadra, decisivo per il successo delle indagini. Il rapporto lavorativo tra i Sonia e Vincenzo funziona dal momento in cui entrambi si accettano e sfruttano reciprocamente le differenze, interpretandole come un vantaggio e non come un ostacolo al raggiungimento dell’obiettivo comune. La storia consente poi di sviluppare ragionamenti su altri temi come l’amicizia, la fiducia, i rapporti tra adulti e adolescenti. Di questi viene descritto il disagio, nelle sue forme, diversificate a seconda dell’estrazione sociale, della condizione familiare, dell’etnia di appartenenza.
Complessivamente si tratta quindi di una visione godibile, che strizza l’occhio ai film di Bud Spencer e a un’epoca in cui anche i paradigmi culturali erano molto diversi dagli attuali, ma che ci permette soprattutto di confrontarci con la nostra società contemporanea.

                                                                                                               Fabio Radaelli

 

Temi di discussione

  • Legalità;
  • L’importanza della collaborazione in un team di lavoro;
  • Resilienza;
  • Amicizia;
  • Disagio giovanile;
  • Immigrazione;
  • Il rapporto tra problemi sociali ed economici.