Paradise


Qualità generale:
Qualità educativa:


IDEATORE: Dan Fogelman
INTERPRETI: Sterling K. Brown, James Marsden, Julianne Nicholson, Sarah Shai, Nicole Brydon Bloom
SCENEGGIATURA: Dan Fogelman, Katie French, Stephen Markley
PRODUZIONE: Rhode Island Ave. Productions, 20th Television
ANNO DI USCITA: 2025
STAGIONI: 1 (8x50-60')
PRIMA MESSA IN ONDA: Hulu
DOVE SI PUÒ VEDERE ORA: Disney Plus
GENERE: political drama, science fiction, thriller

Età cui è rivolta la serie (secondo noi): >14
Presenza di scene sensibili: violenza, turpiloquio, scene di tensione, sesso e nudo.

Paradise, la nuova serie creata da Dan Fogelman — ideatore del pluriacclamato This Is Us — si presenta come un ambizioso thriller politico che mescola emozione, mistero e colpi di scena. Non sorprende che a guidare il cast ci sia Sterling K. Brown, volto amatissimo del pubblico proprio per il ruolo di Randall nella serie precedente. Qui interpreta l’agente Xavier Collins, incaricato della protezione del Presidente degli Stati Uniti, Cal Bradford (James Marsden).
Quando il presidente viene trovato assassinato, e con lui scompare un tablet contenente informazioni strategiche fondamentali per la sicurezza nazionale, ha inizio un’indagine carica di tensione e retroscena inaspettati, che mette alla prova la lealtà di Collins e lo costringe a fare i conti con segreti personali e politici.
Ma nulla è come sembra: non siamo a Washington, ma a Paradise, all’apparenza un sobborgo ricco, perfetto, apparentemente idilliaco, dove l’agente Collins vive insieme ai figli. Ma che cos’è davvero questo luogo?
Definita da alcuni come un incrocio tra This Is Us e Lost, Paradise eredita da entrambe alcune caratteristiche strutturali: i salti temporali, la costruzione a puzzle, la centralità dei segreti e una narrazione che si fa sempre più stratificata e orizzontale. Gli otto episodi non seguono solo Collins: lunghi flashback approfondiscono anche la vita dei personaggi secondari, indispensabili alla comprensione del presente.
Se da un lato la serie colpisce per la costruzione emotiva dei personaggi principali e alcune trovate narrative coinvolgenti, dall’altro rischia di perdersi nella propria ambizione globale, rendendo meno immediato il legame con lo spettatore. Il coinvolgimento emotivo, così potente in This Is Us, qui è più sfumato, anche perché i protagonisti — in quanto “salvati” — sembrano parte di un’élite selezionata, non rappresentativa del pubblico comune.
Eppure Paradise rimane una serie intrigante, capace di intrecciare dramma personale e scenari geopolitici, portando avanti una domanda centrale: che cos’è davvero “Paradise” e che cosa ne è stato del resto dell’umanità?

 

 

Approfondimento 

 

Un inizio che volutamente confonde

La prima puntata di Paradise parte con il passo incerto di un classico thriller politico, ma presto rivela di essere molto di più. La narrazione abbandona la linearità per condurre lo spettatore in direzioni inaspettate, quasi a volerlo ingannare, confondere. Quello che sembra il racconto di un singolo omicidio si trasforma in una riflessione su un mondo — forse non così lontano — dove tecnologia, politica e selezione sociale si intrecciano in una spirale distopica. Lo scenario in cui Collins vive — ordinato, rassicurante, apparentemente perfetto — si rivela presto per quello che è: una bolla, una facciata costruita per dare l’illusione del controllo.

 

Distopia o realtà mascherata?

Ma Paradise è davvero un racconto distopico? O piuttosto uno specchio deformante del presente, dove chi si fa garante della democrazia, esercita il proprio potere nel nome di interessi ristretti e non collettivi? La serie tocca temi come il collasso globale, l’uso della tecnologia per salvare pochi a discapito di molti, e l’illusione di un paradiso che è solo una simulazione, un rifugio artificiale dove certe esperienze umane non potranno più accadere.
In questo contesto si sviluppa una comunità profondamente classista dove sopravvive solo chi è potente, venticinquemila persone selezionate e scelte da una giovane psicoterapeuta, per essere portate nel cuore di una città sotterranea, nascosta nella zona del Colorado. È qui che si sviluppa Paradise, una comunità senza armi (almeno in apparenza), pacifica e ben governata, nata per dimenticare il vecchio mondo e ripartire da zero.

 

L’importanza della musica nella serie

La colonna sonora di Paradise è firmata da Siddhartha Khosla, già compositore per Only Murders in the Building e This Is Us. Le sue musiche contribuiscono ad arricchire la profondità emotiva della serie, accompagnando i colpi di scena e l’evoluzione dei personaggi. La colonna sonora unisce brani originali a canzoni contemporanee, in sintonia con i temi di ciascun episodio. Identificativa della serie, la reinterpretazione del celebre brano Another Day In Paradise, qui interpretato da Joyner (originariamente di Phil Collins).

Il protagonista e le altre figure di potere

Xavier Collins è il vero perno emotivo della serie. Presentato come un uomo capace, disciplinato e profondamente morale, si muove in un contesto dove tutto sembra rispondere a logiche di immagine, potere e manipolazione. Il contrasto con il presidente Bradford è netto: un uomo bianco, miliardario, legato all’approvazione di un padre autoritario ed emotivamente distante e che ha, con il suo unico figlio, un rapporto complicato e conflittuale.
Accanto a loro si muove una figura chiave: un’imprenditrice tech senza scrupoli che controlla il presidente (che in fondo, è una pedina nelle mani di poteri ancora più grandi) e l’intero sistema. In lei si concentrano potere e ambizione, e la sua influenza è tale da determinare le sorti della comunità. I personaggi secondari rappresentano un’umanità spesso lasciata ai margini, ma qui posta al centro di un gioco più grande, in cui alcuni agiscono con spregiudicatezza, convinti che il fine giustifichi i mezzi.
La serie lascia un forte senso di inquietudine e una domanda si fa strada nella testa dello spettatore: di fronte a una catastrofe mondiale, i potenti della Terra direbbero a tutti la verità? Ci salverebbero o penserebbero solo a se stessi?

Eleonora Fornasari

Temi di discussione

  • Il fine giustifica i mezzi?
  • Qual è la natura del potere e che cosa le persone sono disposte a fare pur di ottenerlo e controllarlo;
  • Il confine tra realtà e rappresentazione;
  • La capacità umana di andare avanti, anche dopo una perdita;
  • Il ruolo della tecnologia nel determinare il futuro;
  • La gestione del lutto e del senso di colpa;
  • Il senso di disorientamento in un mondo che sembra sempre più incerto.