Mythic Quest: Raven’s Banquet


Qualità generale:
Qualità educativa:


IDEATORE: Charlie Day, Megan Ganz e Rob McElhenney
INTERPRETI: Rob McElhenney, Charlotte Nicdao, David Hornsby
SCENEGGIATURA: Charlie Day, Megan Ganz e Rob McElhenney, altri
PRODUZIONE: 3 Arts Entertainment, Ubisoft Film & Television, Lionsgate Television
ANNO DI USCITA: 2020 – in corso
STAGIONI: 2 (20x24-35’)
PRIMA MESSA IN ONDA: Apple TV+
DOVE SI PUÒ VEDERE ORA: Apple TV+
GENERE: commedia

Età cui è rivolta la serie (secondo noi): >14
Presenza di scene sensibili: occasionalmente uso di linguaggio scurrile o di battute a sfondo sessuale

Le comedy ambientate sul luogo di lavoro sono un classico, almeno dai tempi di The Office, e Mythic Quest si inserisce pienamente in questo filone, ma riuscendo a reinterpretarlo con freschezza, grazie a un ottimo cast di attori, una scrittura di alto livello e un’ambientazione finora poco sfruttata: l’industria dei videogiochi. Al centro del racconto, infatti, c’è lo studio che produce il famoso (quanto fittizio) gioco di ruolo “Mythic Quest” e che si ritrova alle prese con tutte le problematiche ad esso collegate: dal trovare la maniera di realizzare le idee bizzarre e imprevedibili del suo creatore fino a gestire i rapporti con potentissimi influencer quattordicenni.
Il mondo dei videogiochi si rivela una scelta vincente non solo per la sua originalità e l’indiscutibile potenziale comico, ma anche perché, pur essendo un settore spesso marginalizzato e guardato con superiorità dagli altri media, in questo caso diventa un punto di vista privilegiato per raccontare dinamiche che sono in realtà proprie di tutta l’industria culturale: si parla molto di leadership, del rapporto fra creatività e monetizzazione, delle disparità all’interno dell’azienda e del maschilismo imperante.
Sono tematiche forse più inerenti alla vita degli adulti che a quella dei ragazzi, ma questi ultimi possono essere interessati dallo scoprire le dinamiche che stanno dietro alla creazione di un videogioco di successo.
Pur trattandosi di un prodotto di intrattenimento che non si propone particolari intenti educativi, può essere adatto a una visione in famiglia grazie alla qualità della comicità, che non si basa su facili stereotipi, ma sulla costruzione di personaggi empatici anche nelle loro debolezze.

 

Approfondimento

Il primo episodio della serie ruota intorno a una pala. È solo uno dei moltissimi oggetti che verranno messi a disposizione dei giocatori con la nuova espansione di “Mythic Quest” ma, a differenza di tutti gli altri, questo non proviene direttamente dall’esuberante mente del suo creatore, Ian Grimm. È un’aggiunta che ha voluto fare Poppy, l’ingegnere a capo degli sviluppatori. Dopo anni passati a dar vita alle idee di Ian, non ha potuto resistere alla tentazione di inserire nel gioco un dettaglio che, per quanto umile e dimesso, fosse solamente suo. Il conflitto che esplode diventa la maniera per raccontare il variegato mondo aziendale: David, il produttore esecutivo incapace di prendere qualsiasi decisione e la cui autorità non è riconosciuta nemmeno dalla sua assistente personale, il cinico Brad, responsabile della monetizzazione, lo scrittore alcolizzato C.W. che si occupa della narrativa, fino alla responsabile delle risorse umane a cui tutti si rivolgono per una psicoterapia gratuita.

Una squadra sempre sul punto del collasso

Questo pilot esplicita bene uno dei principali punti di forza della serie: la capacità di creare conflitti che hanno origine dai personaggi ma che si combattono interamente sul piano professionale.
L’azienda in cui si svolge il racconto è profondamente disfunzionale, come lo sono in fondo tutte le persone che ne fanno parte: come in molte comedy, infatti, la risata nasce proprio dall’estremizzazione delle dinamiche relazionali che sono proprie di ogni realtà lavorativa.
Eppure la passione per il lavoro che svolgono unisce i protagonisti più profondamente di quanto i loro tratti caratteriali non li dividano. Il risultato è una squadra sempre sul punto del collasso, ma che, nel tentativo di salvare il videogioco, salva anche le relazioni che tutti hanno più care, consapevoli che le due cose non possono che andare di pari passo.
Esemplificativo da questo punto di vista è sicuramente il rapporto fra Ian e Poppy, ma anche il bellissimo episodio cinque. Senza spoilerare troppo, possiamo dire che si tratta di una puntata che non ha niente a che vedere con tutte le altre, ma nella sua unicità riesce a riflettere e illuminare il tema centrale della storia.

Una comedy che tenta di superare i limiti stessi del suo genere

Varrebbe la pena di guardare la serie anche solo per questo episodio, o meglio, perché attraverso questo episodio dimostra di essere una comedy che tenta di superare i limiti stessi del suo genere. Certo, nella sua ambizione si trova a volte a sollevare temi impegnativi senza poterli approfondire come meriterebbero o a normalizzare eccessivamente alcuni comportamenti (colpisce, ad esempio, che l’unico tocco di romance sia dato da un’attrazione omosessuale), ma la direzione rimane interessante.
Molto graziosa è anche l’ultima puntata, aggiunta dopo la fine della serie e girata interamente durante il lockdown. Non solo un’occasione per dare lavoro alle persone di un settore colpito profondamente dalla pandemia, ma anche un modo per ricordare al pubblico come il lavoro di squadra sia sempre possibile, anche chiusi nelle proprie case.

Giulia Cavazza

Temi di discussione

  • Il rapporto tra leadership e lavoro di squadra all’interno dell’industria creativa;
  • Le disparità all’interno di un’azienda, in particolare legate al ruolo delle donne;
  • Il peso degli influencer nel decretare il successo di un prodotto.