CONSIGLIATO DA ORIENTASERIE
Il ritratto di un mondo lontano, ma allo stesso tempo incredibilmente vicino e coinvolgente. Makanai, tratta dall’omonimo manga di Aiko Koyama, è un piccolo gioiello che ci trasporta nel Giappone più tradizionale, all’interno di una scuola di Kyoto, dove s’impara l’arte delle geishe. Proposta da Netflix, la serie è scritta e diretta da Hirozaku Kore’eda, regista vincitore della Palma D’Oro a Cannes per “Un affare di famiglia” e autore di diversi altri film premiati e accolti con entusiasmo dalla critica. E’ la storia di due ragazze di sedici anni, Kiyo e Sumire che lasciano la loro città per andare insieme a Kyoto e diventare apprendiste geishe, o maiko, secondo la definizione tradizionale. Si tratta di una formazione molto impegnativa nelle arti del canto, della musica e della danza. Compito della geisha è infatti quello di intrattenere con esibizioni, nei costumi tradizionali nipponici, che prevedono diversi tipi di kimono oltre ad acconciature particolari. Uno dei meriti della serie è fare luce su un mondo praticamente sconosciuto in Occidente, dove il termine geisha è spesso erroneamente confuso con “prostituta” di lusso. Makanai ci racconta la storia di una profonda amicizia, all’interno della quale è possibile scoprire la propria vera vocazione.
“Makanai” è il termine usato per indicare chi cucina all’interno di una casa per maiko. E’ un ruolo tutt’altro che secondario, perché il cibo è una componente fondamentale della formazione. Come si dice nella serie, ciò che si mangia deve essere “buono, rassicurante” per tutti i palati, abituati a cucine molto diverse, a seconda dei propri luoghi di provenienza. Se il cibo è buono, le ragazze staranno volentieri nella casa.
Nella serie si dà ampio spazio alla preparazione dei pasti e al momento del pranzo e della cena, in cui spesso si stemperano tensioni, si ricompongono situazioni difficili e si recupera il piacere di stare insieme. Artefice di tutto ciò è la giovanissima Kiyo, che non viene ritenuta idonea alla formazione da geisha, ma è estremamente dotata per la cucina e ottiene così l’incarico di makanai, riuscendo a rimanere accanto all’inseparabile Sumire.
Nella casa per maiko le ragazze tra loro si chiamano “sorelle” e le maestre vengono definite “madri”. Il clima è familiare, anche se non mancano situazioni di sofferenza e disagio. La serie di Kore’eda, in lingua originale giapponese con sottotitoli in italiano, segue con delicatezza le vicende delle giovani della casa, anche quelle a prina vista meno rilevanti, e ne ritrae le relazioni con un mondo maschile rispettoso e attento, dove spicca il personaggio dell’enigmatico barista Ran, silenzioso spettatore delle tappe più significative della formazione delle maiko. Su tutto si staglia la figura di Kiyo, sempre sorridente e felice dei successi altrui, in apparenza dedita al lavoro più umile, ma in realtà ben conscia del valore del proprio compito. Come scherzosamente notano le “madri”, è lei il vero “spirito guida” della casa. “Con la massima dedizione”, recita il saluto tradizionale delle geishe. Ed è nella dedizione con cui la giovane prepara ogni giorno piatti diversi, accuratamente studiati e cucinati con i migliori ingredienti sul mercato, che si riassume lo spirito con cui le maiko dovrebbero affrontare la propria formazione. L’attenzione al particolare, al piccolo, a ciò che di solito viene trascurato e ritenuto irrilevante è invece, grazie all’accurata scrittura e regia di Kore’eda, ciò che dà il senso più profondo a tutto il racconto.
Stefania Garassini
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