Maid


Qualità generale:
Qualità educativa:


IDEATORE: Molly Smith Metzler
INTERPRETI: Margaret Qualley, Nick Robinson, Anika Noni Rose, Andie MacDowell, BJ Harrison
SCENEGGIATURA: Molly Smith Metzler
PRODUZIONE: John Wells Productions, LuckyChap Entertainment, Warner Bros. Television
ANNO DI USCITA: 2021
STAGIONI: 1 (10x47/61’)
PRIMA MESSA IN ONDA: Netflix
DOVE SI PUÒ VEDERE ORA: Netflix
GENERE: drammatico

Età cui è rivolta la serie (secondo noi): >14
Presenza di scene sensibili: turpiloquio, utilizzo di alcolici, una scena di rapporto sessuale (non esplicita), alcune scene di violenza domestica (non esplicite)

CONSIGLIATA DA ORIENTASERIE

Alex è una giovane mamma ventiquattrenne, con un passato difficile alle spalle e due genitori tutt’altro che affidabili, seppure in modi diversi. Quando Sean, il suo compagno e padre di sua figlia Maddy, inizia a manifestare comportamenti violenti e diventa un potenziale pericolo per lei e per la bambina, Alex lo lascia nel cuore della notte, ritrovandosi da un giorno all’altro senza più niente: né un tetto sopra la testa, né tantomeno i soldi per pagare un pasto caldo o la benzina per la macchina. Inizia così un lungo e travagliato pellegrinaggio per trovare una casa, ottenere i sussidi statali e dare una nuova direzione alla sua vita. Ma per tutto questo è necessario un impiego: Alex lo trova in un’impresa di pulizie che si occupa di tirare a lucido le case dei ricchi. Un lavoro precario, sottopagato e con turni e orari difficilissimi da rispettare, specie con una bambina piccola a cui badare. Tuttavia, Alex non si perde d’animo e si rimbocca le maniche, pronta a tutto pur di regalare un  futuro migliore (e più sereno) a Maddy.
Ispirata al memoir Domestica. Lavoro duro, paga bassa e la voglia di sopravvivere di una madre di Stephanie Land, Maid è un piccolo gioiellino, che racconta con grande sensibilità e dolcezza un lato nascosto del sogno americano: quello delle giovani madri single, delle case famiglia, dei disturbi psichiatrici e dell’abuso di potere nelle sue varie forme. Il tutto senza scadere in facili spettacolarismi o nell’autocommiserazione, ma mettendo in scena quello che – nonostante tutto – rimane un inno alla vita, alle piccole gioie quotidiane e agli esseri umani capaci di risplendere anche nei momenti più bui.

 

Approfondimento

Guardando Maid è impossibile non empatizzare con il personaggio della protagonista, interpretato da una straordinaria Margaret Qualley. Ad Alex succede di tutto e di più: ogni volta che le cose sembrano andare per il verso giusto (che trova una casa, un lavoro, qualcuno disposto a darle una mano…), succede qualcosa che la fa tornare al punto di partenza e la rimette alla porta, in balia del destino.
Nonostante questo, però, la ragazza non si arrende mai, e anche i momenti di vero sconforto sono rari. Alex non può permettersi di crollare, perché lei è l’unico punto di riferimento di sua figlia Maddy. E così va avanti, sottoponendosi a ogni forma di umiliazione e di esperienza degradante: trattata dall’alto in basso, disprezzata, insultata, pulisce i bagni incrostati delle case occupate così come le nursery da catalogo e mai utilizzate delle ville dei ricchi. E dopo una giornata di duro lavoro trova comunque il tempo di giocare con Maddy, di farle vivere qualche ora spensierata, e persino di sognare un futuro diverso per se stessa.

Le conseguenze di aver cercato la felicità nei posti sbagliati

Attorno a lei si muove un folto gruppo di personaggi miserabili, che la vita ha messo duramente alla prova ma che alle sfide hanno reagito in modo diverso: dal compagno Sean, alcolizzato, che prova a dare una direzione diversa alla sua vita ma sembra destinato a ripetere gli errori della madre; a suo padre Hank, che si è ricostruito una vita tutta chiesa e famiglia, ma che in passato abusava della prima moglie; alla madre Paula, artista bipolare con un’innata tendenza a fidarsi degli uomini sbagliati e assolutamente incapace di essere un punto di riferimento per la figlia (bellissime le scene in cui due donne – madre e figlia anche nella realtà – si confrontano a viso aperto, con un ribaltamento dei ruoli che rende Alex responsabile anche di Paula). L’aspetto più interessante è che nessuno di questi personaggi è davvero cattivo: tutti pagano le conseguenze delle loro debolezze e del fatto di aver cercato la felicità nei posti sbagliati (nell’alcol, nell’ennesima relazione sentimentale destinata al fallimento…). Per tutti esiste una possibilità di redenzione, ma l’unica che sembra davvero in grado di afferrarla e di cambiare il suo destino è Alex, perché la sua vita ruota attorno a un punto di riferimento solido: l’amore per sua figlia Maddy. Così, Alex trova il tempo e le energie di dedicarsi alla sua passione, la scrittura, cominciando a vedere le case che deve pulire per come sono realmente: degli involucri vuoti, in cui  abitano persone che – nonostante i soldi e le vite apparentemente perfette – spesso sono più sole e infelici di lei.

In nome di mia figlia

Un altro aspetto interessante di Maid è la scelta di rifuggire da facili spettacolarismi e soluzioni narrative scontate: non è una violenza fisica (o, almeno, non lo è ancora diventata) quella che Sean mette in atto contro Alex, ma una violenza psicologica ed emotiva per certi versi ancora più subdola e svilente. Inoltre, gran parte della serie si basa sulle relazioni che Alex intrattiene con altre donne (la madre, la figlia, la signora che gestisce la casa famiglia in cui trova più volte rifugio, la proprietaria di una delle splendide case in cui fa le pulizie…), mentre non viene dato spazio a possibili linee sentimentali. Quasi a dire che Alex, prima di potersi fidare di nuovo di un uomo, ha bisogno di imparare a fidarsi di se stessa, per poter essere una madre migliore per Maddy. Perché Maddy viene prima di tutto. È il primo pensiero del mattino e l’ultimo della sera, la luce alla fine del tunnel e la bussola che guida Alex (come la grande M sulla collina nel finale) all’interno di quel caos tormentato che è la sua vita.

Cassandra Albani

Temi di discussione:

  • La forza di mollare tutto e di rimettere in discussione la propria esistenza, per sfuggire a una minaccia ancora in potenza ma non per questo meno pericolosa;
  • La capacità di mettersi in secondo piano e di compiere delle rinunce per amore di qualcuno che amiamo;
  • La ricerca della felicità e della dignità anche in una vita e in un lavoro apparentemente umilianti.