La fantastica signora Maisel – aggiornamento quinta stagione


Qualità generale:
Qualità educativa:


IDEATORE: Amy Sherman-Palladino
INTERPRETI: Rachel Brosnahan, Michael Zegen, Alex Borstein, Tony Shalhoub, Marin Hinkle
SCENEGGIATURA: Amy Sherman-Palladino, altri
PRODUZIONE: Dorothy Parker Drank Here Productions, Amazon Studios
ANNO DI USCITA: 2017-in corso
STAGIONI: 5 (39x50')
PRIMA MESSA IN ONDA: Amazon Prime Video
DOVE SI PUÒ VEDERE ORA: Amazon Prime Video
GENERE: commedia, drammatico, storico

Età cui è rivolta la serie (secondo noi): >16
Presenza di scene sensibili: battute volgari o con riferimenti sessuali.

(trovate la recensione delle stagioni precedenti qui)

 

La quinta e ultima stagione de La Fantastica signora Maisel porta a compimento il percorso personale e lavorativo di Midge. Da un punto di vista professionale, Midge si trova finalmente a un passo dal tanto agognato successo come comica. Dopo essere entrata nella squadra degli autori del Gordon Ford Show (che, prima del suo arrivo, includeva soltanto uomini), Midge riesce piano piano, una battuta dopo l’altra, a farsi apprezzare dai suoi colleghi. Ma non abbastanza, sembra, per passare dal dietro le quinte al centro del palcoscenico. Una regola non scritta della produzione, infatti, impone che nessuno degli autori dello show possa mai prendere il microfono e mettersi alla prova sul palco. Ancora una volta, dunque, Midge si trova costretta a combattere per far sentire la sua voce in un mondo dominato dagli uomini, dove lei può essere al massimo un bellissimo orpello, ma mai la vera protagonista. Se dalla cornice in flashforward a cui fa ricorso questa quinta stagione sappiamo che Midge riuscirà prima o poi a diventare una vera e propria star della stand-up comedy, la domanda che lo spettatore si pone è: come arriverà dal punto A (Midge che si strugge dietro le quinte del Gordon Ford Show) al punto B (una diva strapagata e incensata dalla critica)?

Evoluzione e involuzione di rapporti complessi

Dal punto di vista personale, invece, continuiamo ad assistere all’evoluzione (e, in alcuni casi, all’involuzione) dei rapporti di Miriam con quanti la circondano. C’è quello con i genitori che, con i loro acciacchi, le loro manie e le loro piccole crisi, sono sempre presenti al suo fianco da un punto di vista fisico, ma più distanti da quello emotivo (non avendo mai capito, di fatto, il mestiere di Midge, faticano a comprenderne i successi e le delusioni); c’è quello con l‘ex marito Joel, che – dopo averla tradita e aver innescato, di fatto, il susseguirsi di vicende che l’hanno condotta nel punto in cui si trova adesso, liberandola dall’ingombrante ruolo di moglie e madre perfetta – non l’ha mai abbandonata; c’è quello con i figli, di cui scorgiamo piccoli scampoli di futuro grazie ai flashforward); e,  soprattutto, c’è quello con l’agente, mentore e amica di sempre Susie Myerson. Dall’inizio di questa quinta stagione sappiamo che i rapporti tra Midge e Susie si sono guastati: è accaduto qualcosa che le ha allontanate, forse in modo irreparabile. Ma, ancora una volta, lo spettatore è tenuto sul filo del rasoio.

Successo e solitudine

Questa ultima stagione si conferma un concentrato esplosivo di momenti esilaranti (uno fra tutti, l’episodio La Regina Pirata) e di riflessioni dolci-amare. Per quanto Midge sia lanciata sulla strada per diventare una star e rivendicare un ruolo unico nel panorama della comedy, è destinata anche a rimanere fondamentalmente sola. Una donna capace di usare le parole come strali e di arrivare al cuore del suo pubblico ma che, in fondo, fatica a comunicare proprio con le persone che più le sono vicine, i suoi figli in primis. E la scena in cui Miriam torna a casa dopo una serata, prende in braccio la figlia Ester per portarsela nel lettone e dormire insieme a lei, ma la bambina la scansa per tornarsene silenziosamente nel suo lettino è in questo senso emblematica e struggente.

Cassandra Albani

Temi di discussione

  • Il difficile equilibrio tra vita professionale e famigliare, tra ricerca del successo e tutela degli affetti;
  • La ricerca del proprio posto nel mondo, non quello che gli altri ci affibbiano ma quello che crediamo essere giusto per noi;
  • La necessità di provare il proprio valore, a costo di grandi sacrifici.