High School Musical. Il Musical. La serie è ispirata al popolare film del 2006 (e ai suoi due sequel del 2007 e del 2008) e interpretato da Zac Efron, diventato un vero fenomeno tra i teenagers. Ambientata all’East High School di Salt Lake City, nello Utah, dove si svolgeva il musical originale, la storia è articolata in 10 episodi di circa mezz’ora l’uno e utilizza il formato mockumentary, con brevi intervalli nei quali i protagonisti si rivolgono direttamente alla telecamera per raccontare le proprie emozioni e i motivi del loro comportamento. La vicenda prende le mosse dall’idea della nuova professoressa di teatro, Miss Jenn, di mettere in scena High School Musical a scuola, scatenando subito l’entusiasmo dei ragazzi. I vari episodi seguono passo dopo passo le prove dello spettacolo, nel corso delle quali si rinsaldano i legami tra i protagonisti e s’intrecciano nuove relazioni sentimentali e di amicizia. Punto di forza è l’aspetto musicale, che dà unità alla narrazione e costituisce il terreno dove si appianano i conflitti e si stemperano le tensioni.
L’operazione in generale invece non risulta del tutto convincente. Se la serie sembra rivolta ai preadolescenti presentando un mondo divertente e dove i conflitti e le divergenze tendono a risolversi, al contempo però introduce tematiche impegnative come i rapporti non sempre facili tra figli e genitori e la ricerca della propria identità sessuale, che la renderebbero adatta a un pubblico di età superiore.
High School Musical. Il Musical. La serie è il prodotto su cui DisneyPlus ha scommesso, al suo debutto, per coinvolgere il pubblico degli adolescenti.
Nel complesso però la serie – prodotta e scritta, fra gli altri, da Tom Federle, già co-sceneggiatore del film d’animazione Ferdinand – può considerarsi riuscita soltanto in parte. Se l’intento era rivolgersi agli adolescenti di oggi, che non erano nemmeno nati quando è uscito il primo film, resta poco giustificato il ricorso a quel modello, che invece chi adesso ha tra i venti e i venticinque anni ricorda molto bene. Non scatta così l’”effetto nostalgia” e, allo stesso tempo, la narrazione risulta piuttosto debole e i personaggi – perlopiù soltanto tratteggiati – non sono in grado di suscitare un vero coinvolgimento, nonostante la buona prova di quasi tutti gli interpreti, abili soprattutto nelle esibizioni canore.
La professoressa di musica, Miss Jenn, è un personaggio dal passato misterioso e, a quanto sembra, non del tutto irreprensibile. Di lei conosciamo poco, se non la sua passione per il musical originale, nel quale pare abbia avuto una minuscola parte. Ma è proprio il suo atteggiamento fuori dagli schemi a conquistare i ragazzi, verso i quali si mostra sempre incoraggiante. Il tempo delle prove diventa così una sorta di zona franca dove ognuno si sente capito e valorizzato. Del resto Miss Jenn è convinta che “tutto quello per cui al di fuori vengono presi in giro, qui dentro li fa brillare”; questo i ragazzi lo percepiscono con chiarezza e si rivela l’arma vincente. Pur con i suoi evidenti limiti, la professoressa di teatro si occupa dei suoi studenti e crede nelle loro possibilità. Lo stesso non si può dire di altri adulti presenti nella serie: dalla mamma che si trasferisce di continuo per lavoro, incurante dei problemi di relazione che crea alla figlia, a quella che invece si separa e, senza rendersi conto dell’impatto emotivo sul proprio figlio, gli presenta subito il nuovo compagno.
Anche nel rassicurante e colorato mondo Disney, tocca ormai ai ragazzi prendersi cura dei propri genitori, consigliando magari al padre di cercarsi una nuova compagna su un sito d’incontri e suggerendo anche l’abbigliamento giusto per la serata. I teenagers di High School Musical sembrano peraltro in grado di cavarsela piuttosto bene da soli. Nei dieci episodi non assistiamo a trasgressioni o eccessi: niente bullismo (se non un vago atteggiamento denigratorio da parte di qualche professore), niente alcool o droghe. Quando ci si trova insieme in casa si fanno al più giochi da tavolo.
Gli adolescenti Disney sono i figli ideali che ogni genitore vorrebbe avere: combinano qualche pasticcio, certo, ma è davvero poca cosa se lo paragoniamo a quanto accade nelle serie teen oggi più popolari. Allo stesso tempo è da evidenziare la lenta e graduale introduzione nei prodotti Disney di tematiche relative all’identità sessuale, qui reperibili nella love story tra due ragazzi gay e nella presenza, sia pure soltanto accennata, delle “due mamme” di una delle protagoniste.
Avviata verso una seconda stagione già in produzione, la serie può costituire comunque un’alternativa a molti teen drama – rivolti in teoria a un target di età più alto – ormai caratterizzati da un clima cupo di cinismo e di trasgressione a tutti i costi.
Stefania Garassini
Temi di discussione