Fleishman a pezzi


Qualità generale:
Qualità educativa:


IDEATORE: Taffy Brodesser - Akner
INTERPRETI: Jesse Eisenberg, Claire Danes, Lizzy Caplan, Adam Brody
SCENEGGIATURA: Taffy Brodesser – Akner
PRODUZIONE: Sarah Timberman, Carl Beverly e Susannah Grant per ABC Signature
ANNO DI USCITA: 2022
STAGIONI: 1 (8x50')
PRIMA MESSA IN ONDA: Disney+
DOVE SI PUÒ VEDERE ORA: Disney+
GENERE: dramedy

Età cui è rivolta la serie (secondo noi): >18
Presenza di scene sensibili: scene a contenuto sessuale e sporadico turpiloquio.

Tanto riscontro di critica ebbe il libro, quanto la serie. Fleishman e pezzi è la tipica storia nata da una matrice di racconto ebraico (intellettuale, liberal, newyorkese) e ha il suo cuore nello scandagliare le relazioni umane – nella loro fragilità – di una generazione precisa, quella dei quarantenni. Al centro del racconto c’è Toby Fleishman, medico quarantenne sposato con Rachel, agente teatrale. Insieme hanno due bambini, una vita agiata nell’Upper East Side (scuole private, bambini non avvezzi a prendere i mezzi pubblici etc.) e una relazione intrisa dei cliché tipici del loro status sociale. Si vogliono bene ma la loro relazione sembra viaggiare su categorie – di pensiero ed emotive – ormai differenti. Tutto cambia quando, poco dopo aver deciso di divorziare, Rachel scompare mollando a Toby i due figli e dandosi alla macchia. Toby si deve giostrare tra le app per incontri (per cercare nuove relazioni) e la gestione dei figli. In suo aiuto, almeno dal punto di vista morale, accorrono due amici del college; Libby, che ha messo su famiglia ed è andata a vivere fuori New York, e Seth, giovane uomo in carriera ma parecchio insoddisfatto. I due amici rappresentano – agli antipodi – due scelte esistenziali opposte, anche se nessuno dei due appare esistenzialmente risolto nella propria condizione. La serie vuole indagare (e lo fa in modo puntuale ed efficace) una nicchia, ovvero quella dei quarantenni benestanti newyorkesi, in particolare accendendo un faro sulle aspettative che la società opera nei loro confronti. Con la tipica verbosità ebraica (brillante ma che deve piacere), si mettono a tema i desideri e quanto si è raggiunto, quanto si è dovuto abdicare di sé stessi e quale sia il modello a cui si è tentato di aderire.

 

Approfondimento 

Fleishman a pezzi è una serie che si basa su due architravi: i personaggi e la scrittura dei dialoghi. Queste sono le matrici del racconto e, come già era presente nel libro da cui la serie prende le mosse, i due elementi di maggior valore della serie. La scrittura è brillante, acuta, con un costante tono autoironico e dissacrante. Merito della sceneggiatrice (anche autrice del romanzo da cui la serie è tratta), giornalista del New York Times nota per i suoi ritratti. Tutto il resto è costruzione dei personaggi, nella loro tridimensionalità e sfaccettatura emotiva. Interessanti in questo senso sono soprattutto i comprimari, il particolare il personaggio di Libby. Complice anche la bravura dell’attrice che la interpreta (Lizzy Caplan), a Libby è affidata la verbalizzazione di uno dei temi e dei punti centrali del racconto. In un momento di sfogo/confessione a Toby, Libby infatti dice che quello che le manca è il desiderio, non desidera più. La sua vita si è appiattita ed è diventata monotona e vuota – nonostante abbia una bella casa, due figli e un marito che la ama – perché ha dimenticato il desiderio, ovvero la spinta interiore, il dinamismo.  Non sono le cose che la circondano ad essere insufficienti o sterili, è il suo “non esserci” fino in fondo che la rende infelice.

 

La condivisione come chiave per tornare a desiderare

Questo tema del desiderio, benché sotterraneo, riaffiora spesso nella serie. Tutti i personaggi principali, ciascuno a suo modo, vivono questo torpore esistenziale – che a volte si declina in una scompostezza, altre in un’apatia, altre in una fuga. Spesso manca tra loro vera comunicazione e, soprattutto tra ex coniugi, quello che li ha divaricati nella loro relazione è stato proprio il non condividere più nulla, l’essersi trincerati dietro maschere sociali vuote che non tengono conto della persona nella propria interezza. In questo, Fleishman a pezzi è davvero una serie non banale perché tocca senza semplificazioni aspetti cardine della vita adulta (indipendentemente dal ceto sociale o dal luogo di provenienza). Ha in filigrana una posizione di ultima speranza e di possibilità di accettazione della realtà, anche nella sua contraddittorietà. Racconta di un’umanità “a pezzi”, frammentata, in cui ciascuno cerca di fare i conti con la propria esistenza cercando – chi più chi meno – di sopire un grido interiore. Ma a volte la realtà non consente più questa sospensione e, con la scomparsa di Rachel, i nodi vengono al pettine. Tutti dovranno fare i conti – compresa Rachel – con i propri demoni interiori e l’autrice suggerisce che una via per provare a stare meglio possa essere ricercata nella condivisione, del conforto che gli altri ci possono dare. Il che non risolve il dramma ma lo rende più sopportabile. Perché fa fuori la solitudine. E condividere comporta necessariamente avere fiducia nell’altro, provare a desiderare ancora.

Gaia Montanaro

 

Temi di discussione

  • Il desiderio come aspetto centrale della vita adulta e bussola orientativa nell’esistenza;
  • Le aspettative che la società impone alle generazioni dei quarantenni di oggi;
  • Le maschere e i rituali sociali a cui si è costretti a sottostare;
  • Il legame matrimoniale visto nei suoi risvolti più problematici, ma anche nelle sue potenzialità.