CONSIGLIATA DA ORIENTASERIE
Dopo che sua sorella Falin viene divorata da un drago e la sua squadra si disgrega quasi completamente, l’avventuriero Laios, insieme ai compagni rimasti, decide di tornare in un intricato labirinto sotterraneo per salvarla prima che venga digerita. Tuttavia, la discesa nelle profondità del dungeon si rivela ardua fin dall’inizio: i tre avventurieri, che frequentano abitualmente quel luogo per trarne guadagni e accumulare i suoi tesori, si ritrovano a corto di fondi e, soprattutto, di cibo. Così, Laios l’umano, Marcille l’elfa e Chilchuck il mezz’uomo, grazie all’aiuto di Senshi, un nano esperto in cucina e conoscitore degli ingredienti del dungeon, trovano una soluzione inaspettata: mangiare i mostri che sconfiggono lungo il cammino. La cucina e il significato stesso del “mangiare”, da ogni punto di vista, diventano il tema centrale di Dungeon Food, una narrazione che combina abilmente una vena comica a risvolti più cupi e profondi. Grazie al geniale ecosistema magico che inventa e a un cast di personaggi meticolosamente caratterizzato, Dungeon Food si afferma come un classico del genere fantasy, un esempio eccellente di ciò che rende questo tipo di storie così affascinanti e memorabili.
A differenza di altri esponenti del genere, Dungeon Food si distingue per la scrupolosa costruzione del mondo narrativo, il dungeon, dalle regole che lo governano alle creature che lo abitano, fino alla sua oscura storia. Fin dai primi episodi, questa cura per i dettagli emerge nei momenti in cui Senshi prepara pietanze ispirate a ricette reali, ma con ingredienti fantastici, come l’omelette di mandragora e basilisco o lo scorpione gigante con funghi di montagna. Le scene di cucina svelano anche l’ecosistema del dungeon, un organismo vivente, pieno d’insidie, plasmato dalla volontà di un leggendario mago pazzo. La varietà dei mostri, degna di un bestiario, e l’atmosfera che richiama antiche storie folkloristiche rendono il mondo di Dungeon Food straordinariamente vivace e originale, distinguendolo dai classici mondi fantasy che spesso si limitano a riproporre modelli tolkieniani.
La struttura narrativa di Dungeon Food si avvicina al genere slice of life, con episodi che vedono i protagonisti affrontare le situazioni più diverse, caratterizzate da dinamiche comiche. Ogni puntata si chiude con il rituale di cucinare e mangiare il mostro sconfitto dopo aver risolto le tensioni nel gruppo e aver imparato a lavorare meglio in squadra. Nei primi episodi, fino al quinto circa, questa formula offre un intrattenimento leggero ma limitato sul piano narrativo. Con il progredire della storia la trama si fa più corposa, approfondendo il mistero del dungeon e la ricerca della sorella perduta di Laios e a tratti incupendosi toccando temi come la morte e la magia oscura. Nei diversi episodi vengono proposti dilemmi morali senza fornire facili soluzioni, ma piuttosto invitando alla riflessione. Affascina il modo in cui ogni avvenimento significativo della narrazione si ricollega alla regola fondamentale del dungeon, spesso ribadita dalla voce narrante al termine degli episodi: “Mangiare o essere mangiati, non c’è alcuna gerarchia in questo, solo la realtà che mangiare è il privilegio dei vivi.” La riflessione sul cibo e sul nutrimento è il fulcro di ogni episodio, conferendo alla serie una forte coerenza tematica e un’identità unica.
Dungeon Food si arricchisce inoltre di personaggi secondari ben delineati, che ampliano il mondo della serie e giocano ruoli significativi nella storia. Il comparto artistico è di altissima qualità e riesce a mantenere intatto lo stile distintivo dell’autrice del manga originale, Ryoko Kui, un risultato non scontato per il genere fantasy. Da notare è anche una colonna sonora che richiama la musica medievale e fa un ottimo lavoro nel dar vita alle atmosfere fantastiche del dungeon.
In italiano è disponibile un doppiaggio eccellente, e una seconda (e ultima) stagione della stessa lunghezza della prima è già stata annunciata.
Sonia Aloisi
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