DOPESICK – Dichiarazione di dipendenza


Qualità generale:
Qualità educativa:


IDEATORE: ispirato al libro di Beth Macy, "Dopesick: Dealers, Doctors and the Drug Company that Addicted America"
INTERPRETI: Michael Keaton, Peter Sarsgaard, Michael Stuhlbarg, Will Poulter, John Hoogenakker, Kaitlyn Dever, Rosario Dawson
SCENEGGIATURA: Danny Strong, Beth Macy, Benjamin Rubin
PRODUZIONE: 20th Television, Hohn Goldwyn Productions, The Littlefield Company
ANNO DI USCITA: 2021
STAGIONI: 1 stagione - (8x57-62')
PRIMA MESSA IN ONDA: Hulu
DOVE SI PUÒ VEDERE ORA: Disney+
GENERE: drammatico

Età cui è rivolta la serie (secondo noi): >16
Presenza di scene sensibili: alcune scene di violenza, numerose scene che mostrano l’utilizzo di droghe, scene di sesso etero e omosessuale non esibito

Stati Uniti D’America. Una grande compagnia farmaceutica lancia sul mercato un nuovo farmaco oppioide sostenendo che non crei dipendenza. Ma dietro la gigantesca operazione economica, si nasconde una terribile verità, che porterà gran parte dei consumatori all’assuefazione o alla morte.
La serie affronta una delle più grandi problematiche USA degli ultimi anni: la dipendenza dai farmaci. Una piaga che ad oggi affligge una parte consistente della popolazione medio borghese americana e che ha alla base una riflessione umana molto più profonda: la gestione del dolore e la ricerca della felicità.
Dopesick è un prodotto ben fatto, anche se non esaustivo, che ha il merito di portare alla luce tematiche attuali molto spesso sottaciute, offrendo molteplici spunti di riflessione.

 

Approfondimento

“Quanto dolore ha causato il tentativo di eliminare il dolore”.
Si può riassumere con questa frase esplicativa, tratta da Il secolo greve, di Mattia Ferraresi (Marsilio 2017), saggio approfondito che tocca le tematiche della serie, il percorso narrativo e il cuore di Dopesick, ispirato a fatti realmente accaduti e documentati nella recente storia  americana.
La commercializzazione del farmaco OxyContin, con tanto di campagna per promuoverne gli effetti benefici e la tanto sponsorizzata non-dipendenza, è cronaca a tutti gli effetti; così come le conseguenze terribili che ha portato e la causa milionaria che ha coinvolto la Purdue, uno tra i più noti produttori di farmaci americani.
E non è l’unico, nella più generica campagna di liberalizzazione degli oppiacei, dove le case farmaceutiche hanno lavorato duramente per promuovere il dolore a “quinto parametro vitale” (sebbene sia impossibile misurarlo in maniera scientifica) e prometterne la totale eliminazione.

Un dolore sfuggente e fatale

Come descrive bene la serie, si comincia ad assumere questo tipo di farmaci per motivi generici anche non particolarmente gravi: un incidente, un infortunio sportivo o sul lavoro, talvolta un semplice malessere personale. La priorità è eliminare il dolore e non è sempre facile distinguere quello fisico da quello psicologico. Così, nel dubbio, viene intanto prescritta una compressa che immediatamente fornisce sollievo. Da qui a scivolare nella tossicodipendenza il passo è breve. In questo caso, però, la piaga non colpisce solo gli strati più deboli della società, ma anche e soprattutto la classe media borghese: adulti lavoratori o giovani inseriti nell’ambiente scolastico.
Una delle ragioni principali si può ricercare in una solitudine esistenziale profonda, che emerge bene dalle linee narrative di alcuni personaggi, appartenenti alla classe operaia degli Appalachi: minatori e grandi lavoratori, chiusi alla novità (che viene però ridotta soltanto all’omosessualità di una protagonista) e con un assetto familiare e sociale sempre più debole.

Il potere delle società farmaceutiche

La solitudine è infatti alla radice di tutto: i punti di aggregazione sono venuti meno, o comunque non sono più così forti, le famiglie sono sole, le scuole sono diventate dei contenitori vuoti, i giovani non hanno più punti di riferimento. Il medico sembra rimanere l’unica vera autorità, ma essendo anch’egli solo, diventa facile preda dei lobbisti del farmaco.
Su un tessuto sociale così disgregato, si estende a macchia d’olio l’ombra della tossicodipendenza, ma i numeri sono diventati talmente alti da saltare all’occhio della DEA, l’agenzia federale antidroga statunitense. La battaglia per limitare il problema della dipendenza da farmaci, ormai così diffuso negli USA, è ardua e piena di difficoltà, nella realtà come nella serie tv. La posta in gioco è la stessa vita delle persone, contro gli enormi interessi economici dei colossi farmaceutici.

Cosa significa il dolore?

Dopesick si rivela così essere un prodotto interessante, che con stile quasi documentaristico porta sullo schermo una delle più tragiche realtà contemporanee americane, fornendo spunti di riflessione a più livelli.
Cosa significa il dolore? Perché esiste? È davvero un problema da eliminare o qualcosa che in qualche modo fa parte della vita? Quali sono le strade migliori per curarlo? Queste sono solo alcune delle tante domande che emergono durante gli episodi, insieme al bisogno ben più urgente delle persone di trovare una comunità che li accolga, qualcuno che li ascolti, rapporti umani stabili e sinceri, che in molti casi potrebbero forse essere una cura migliore di tanti surrogati chimici.

Ilaria Giudici

Temi di discussione

  • L’uso indiscriminato di farmaci che creano dipendenza;
  • Il dolore percepito come totalmente negativo e da eliminare;
  • La ricerca della felicità e della realizzazione personale in una società chiusa e difficile;
  • La solitudine come piaga sociale nelle diverse fasce di età, gli affetti familiari deboli;
  • Interessi economici dei potenti contro gli interessi dei singoli cittadini.