In un talk show degli anni ’60 alcuni medici vengono intervistati sui virus che potrebbero mettere a dura prova l’umanità. Uno dei dottori spiazza tutti spiegando che se un certo fungo dovesse adattarsi alla temperatura umana, potrebbe facilmente spazzare via la nostra specie. E’ la scena di apertura di The Last of Us, nella quale viene plasticamente presentata quella che sarà la storia generale della serie televisiva tratta dall’omonimo videogioco: un’infezione invincibile che devasta l’umanità, trasformando tutti quelli colpiti in zombie affamati di sangue governati da un fungo assassino.
A differenza di tanti altri film o serie post-apocalittici, che iniziano con la fine del mondo già avvenuta (The Walking Dead, Fallen Sky, o il film di culto 28 giorni dopo), in The Last of Us assistiamo “in diretta” alla notte in cui la piaga inizia a devastare il mondo, dal punto di vista della famiglia Miller: Joel, veterano della Guerra del Golfo, sua figlia Sarah e lo scapestrato fratello di Joel, Tommy. Nella prima parte del primo episodio viviamo una disperata corsa contro il tempo e l’ignoto per trovare la salvezza nel caos più totale.
Vent’anni dopo la famiglia Miller è divisa, ma Joel, che lavora come manovale nella Zona di Quarantena di Boston, ha un unico obiettivo: riunirla, a qualsiasi costo. Per farlo, il protagonista deve procurarsi un veicolo, ma ormai la civiltà sopravvissuta è governata da un regime militarizzato che non rende semplici le cose per chi vuole abbandonare le zone di quarantena, le uniche in cui il fungo non è ancora riuscito ad arrivare. A questo regime marziale si aggiunge la “prevedibile” presenza di ribelli armati che vorrebbero ristabilire la libertà, i Fireflies. Proprio un incontro casuale con questi ribelli porterà Joel a immischiarsi, contro la propria volontà, nella lotta del genere umano contro il fungo: per ottenere quello che gli manca per ricongiungersi alla propria famiglia, dovrà scortare per un breve ma pericoloso viaggio fuori dalla Zona di Quarantena l’adolescente Ellie, che porta con sé un mistero capace di cambiare le sorti dell’umanità.
Giudizio riassuntivo
Qualità generale: ★ ★ ★ ★ ★
Qualità educativa: ★ ★ ☆
☆
☆
Età cui è rivolta la serie: >16
Presenza di scene sensibili: sequenze di grande tensione; vittime dell’infezione mutate in modi che possono impressionare; grande presenza di cadaveri decomposti e mutilati, suicidio.
The Last of Us, che ha registrato il secondo debutto più visto negli ultimi 13 anni per HBO negli USA, con 4,7 milioni di spettatori per il primo episodio, è una serie molto ricca e tecnicamente ineccepibile, che si annuncia già dai primi due episodi come capace di trasmettere colpi emotivi molto forti, permettendo allo spettatore di appassionarsi a dei personaggi molto umani e costantemente in pericolo di vita.
Probabilmente la fedeltà al videogioco originale ha permesso a questa serie di avere successo anche a partire dalla propria fanbase, senza compiere dei terribili passi falsi come nel recente caso di un altro franchise videoludico, Resident Evil, cancellato da Netflix dopo la prima stagione. Questa sapienza nell’adattamento si aggiunge alla scelta della cornice narrativa della pandemia, che evoca immediatamente lo spirito del nostro tempo.
Prescindendo dal legame con il videogioco, che a detta dei fan è stato trasposto con grande fedeltà nei primi due episodi, The Last of Us mette in scena una relazione di paternità che, nella sua semplicità, tocca le corde di tutte le anime che riescono a godersi zombie orribilmente deformati e morti strazianti e inattese.
Senza perdersi in trame inutilmente complesse, la serie procede spedita per mettere il protagonista nelle condizioni di compiere il suo viaggio, nel quale il meglio del meglio dei luoghi letterari delle serie post-apocalittiche sugli zombie viene compresso e servito agli spettatori: un regime militare spietato che impicca chi esce fuori dalla zona sicura; una ribellione molto femminile ma che nulla ha da invidiare al mito di Che Guevara (richiamato esplicitamente da Joel); un virus letale ma in qualche modo intelligente, dal quale è difficile scappare; degli zombie ai quali è difficilissimo sparare in testa (in un mondo in cui, realisticamente, non tutti i protagonisti sono dei cecchini naturali).
Ma The Last of Us, in un’epoca in cui le crisi sociali e sanitarie sono all’ordine del giorno, ci mette davanti a una domanda molto semplice e primordiale: chi possiamo salvare? Il tema emerge subito, nel primo episodio, quando i protagonisti devono scegliere se occuparsi di una famiglia che ha bisogno di aiuto o pensare a se stessi.
Rimane, almeno nei due episodi iniziali, la sensazione di trovarsi davanti a un’ottima serie di un genere che però ha già dato molto, in cui vediamo “The Mandalorian” (che ha per protagonista Pedro Pascal) senza casco che si muove nella prima stagione di “The Walking Dead” (la sola che veramente unisce tutti i fan della serie AMC). Cosa ci porterà questa serie che già non ci è stato dato dalle innumerevoli produzioni televisive postapocalittiche? Lo scopriremo nella recensione finale.
Tommaso Cardinale
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