The good place


Qualità generale:
Qualità educativa:


IDEATORE: Michael Schur
INTERPRETI: Kristen Bell, William Jackson Harper, Jameela Jamil, D’Arcy Carden, Manny Jacinto, Ted Danson
SCENEGGIATURA: Michael Schur e altri
PRODUZIONE: Fremulon, 3 Arts
ANNO DI USCITA: 2016 - 2020
STAGIONI: 4 (53x22')
PRIMA MESSA IN ONDA: NBC
DOVE SI PUÒ VEDERE ORA: Netflix
GENERE: commedia, fantastico

Età cui è rivolta la serie (secondo noi): >12
Presenza di scene sensibili: uso molto limitato di linguaggio scurrile, di battute a sfondo sessuale o legate all’uso di droghe

CONSIGLIATO DA ORIENTASERIE

Fin dalle primissime scene si intuisce che The Good Place è una commedia diversa da tutte le altre, che riesce ad affrontare con umorismo un argomento tutt’altro che semplice: la filosofia morale.
La prima cosa di cui la nostra protagonista, Eleanor, viene informata è che è morta. Ma va tutto bene, perché grazie alla sua vita spesa per gli altri è finita nella Parte Buona, una sorta di quartiere idilliaco dove tutti potranno trascorrere l’eternità in compagnia della loro anima gemella. Peccato che Eleanor sia sempre stata una persona estremamente egoista e se si trova lì è solo per errore. Un piccolo errore che inizia a mandare in tilt l’intero aldilà e che diventerà sempre più difficile da nascondere: l’unica speranza per Eleanor è quella di riuscire a convincere Chidi, la sua anima gemella nonché rinomato professore di etica e morale, ad insegnarle come diventare una persona “buona”.
Questo è solo l’inizio di una serie che si estende su quattro stagioni, dimostrando una notevole capacità di rinnovarsi e stupire lo spettatore: e se le prime trovate ad alcuni potrebbero sembrare un po’ troppo surreali, vale la pena di andare avanti perché ogni finale di stagione è in grado di ribaltare la prospettiva e aprire nuovi scenari, pur rimanendo fedele alle premesse tematiche. Premesse che in fondo si limitano a domande estremamente semplici, per quanto oggi apparentemente “fuori moda”: per quale motivo dovremmo essere buoni? È possibile diventare una persona migliore?
L’umorismo, brillante e ben dosato, permette di affrontare questi temi senza assumere mai un tono paternalistico e rende il prodotto godibile per tutti.

 

 

Approfondimento

Michael Schur (già co-creatore di Brooklyn Nine-Nine) si lancia in un’impresa non da poco: mettere la filosofia morale al centro di una sitcom.
E ci riesce grazie ad alcune scelte brillanti, a partire dal mondo che crea: un aldilà immaginario, molto differente da quello cristiano o proposto dalle altre religioni. Non c’è, infatti, un Dio o un destino buono ad attendere l’uomo, ma un sistema rigidamente matematico, che assegna un punteggio a ogni atto compiuto sulla terra. Tutto è quindi nelle mani degli uomini e la vera sfida (come viene ribadito fino all’ultima scena) è proprio quella di diventare pienamente umani.
Non bisogna quindi pensare che si tratti di una serie sull’aldilà, ma è una serie sull’aldiqua, estremamente laica e concreta, che ha il coraggio di porsi le domande che hanno accompagnato la storia dell’umanità, ma di cui ultimamente si fa fatica a parlare: cosa significa essere buoni? Un’azione può essere considerata buona solo se è disinteressata o anche se è compiuta in vista di una ricompensa? Quale può essere il metro per giudicare il comportamento degli uomini, se ogni atto produce una serie di conseguenze spesso imprevedibili?

“Scegliamo di essere buoni per il nostro legame con gli altri”

È vero che, quando abbandonano il piano teorico per diventare problemi pratici, questi dilemmi morali appaiono spesso insolubili. Ma spiccano alcune interessanti certezze. La prima è che le persone che ci circondano, per quanto possano sembrarci insopportabili e messe lì apposta per farci impazzire, sono la nostra unica speranza. Se diventeremo migliori, sarà grazie all’amicizia e, in alcuni casi, all’amore. Per dirla con le parole di Chidi: “Scegliamo di essere buoni per il nostro legame con gli altri e per il nostro desiderio innato di trattarli con dignità”.

Un serie aristotelica che fa ridere e pensare

E la seconda certezza è che non ci riusciremo al primo tentativo. Da questo punto di vista Schur è pienamente aristotelico: la virtù non è qualcosa che si acquisisce per magia, ma bisogna continuare a provare, finché un giorno non diventerà naturale. Certo, bisogna mettere in conto molti errori. Avere tempo a disposizione. E questo è un problema nella vita, che a un certo punto si interrompe. Ma i nostri protagonisti hanno a disposizione una bizzarra eternità. E forse per questo sono fra i pochi personaggi seriali ad avere l’occasione di fare un percorso di crescita completo, anche per la felice scelta dell’autore di concludere la serie dopo quattro stagioni e di non protrarla ulteriormente.
Insomma, si tratta di una serie che fa ridere e pensare. Si può essere più o meno d’accordo con le risposte che offre, ma non gli si può negare il merito di porre le domande giuste, offrendo interessanti spunti di riflessione, anche in famiglia. Infatti, non ci sono particolari riferimenti che la rendono sconsigliata a un pubblico giovane (se non qualche leggero riferimento all’uso di droghe e qualche battuta a sfondo sessuale), anzi, è una serie in larga parte priva di linguaggio scurrile, perché nella Parte Buona ogni parolaccia viene corretta con un lapsus non appena pronunciata.

Giulia Cavazza

Temi di discussione

  • Le principali questioni che l’uomo si è posto in secoli di riflessioni sull’etica e la morale, poste in chiave pratica e divertente;
  • L’amicizia e l’amore, visti come elementi chiave per la maturazione e la crescita personale.