Chiami il mio agente!


Qualità generale:
Qualità educativa:


IDEATORE: Fanny Herrero
INTERPRETI: Camille Cottin, Thibault de Montalembert, Grégory Montel, Liliane Rovère, Fanny Sidney, Laure Calamy, Nicolas Maury, Stéfi Celma, Assaâd Bouab
SCENEGGIATURA: Fanny Herrero, altri
PRODUZIONE: Mon Voisin Productions, Mother Production, Ce qui me meut, France Télévisions
ANNO DI USCITA: 2015-2020
STAGIONI: 4 (24x47-67')
PRIMA MESSA IN ONDA: France2
DOVE SI PUÒ VEDERE ORA: Netflix
GENERE: commedia drammatica

Età cui è rivolta la serie (secondo noi): >16
Presenza di scene sensibili: brevi scene a contenuto sessuale (eterosessuali e omosessuali), scene di nudo integrale femminile (episodio 3x04, episodio 4x01), linguaggio con allusioni alla sessualità, relazioni extra-coniugali

Dopo la scomparsa di Samuel Kerr, fondatore e azionista di maggioranza della prestigiosa agenzia parigina ASK, i soci di minoranza – Mathias, Andréa, Arlette e Gabriel – sono costretti a correre ai ripari. I quattro devono ingegnarsi per tutelare i propri clienti, trovare le risorse economiche per evitare la vendita dell’agenzia, superare un controllo fiscale e tenere a bada la spietata concorrenza. Il tutto, ricordando di mediare le esigenze delle produzioni cinematografiche e televisive con le folli richieste delle star che sponsorizzano e con le problematiche delle loro vite private. Agenti dalla spiccata personalità e dai caratteri ben definiti, identificati soltanto da quel 10% del loro guadagno (da qui il titolo originale Dix pour cent), i soci della ASK hanno tutti un modo diverso di approcciarsi al lavoro e alla vita. Arlette, la veterana del gruppo, è eccentrica e dolce, e non fa un passo senza la compagnia del suo cane Jean Gabin (sì, proprio come il celebre attore); Mathias è ruvido e privo di scrupoli, più interessato a preservare il primato di migliore agente che le relazioni umane; Andréa, uno dei personaggi che avrà più spazio nella serie, è forte e carismatica nel lavoro, meno brava nella gestione della sua vita sentimentale con la compagna Colette (con la quale si troverà a crescere anche una figlia); Gabriel è buono al punto da non riuscire a rivelare ai suoi clienti le scomode verità, proteggendoli, così, dalle delusioni, ma venendo meno al suo ruolo. Ad affiancarli ci sono un imprenditore milionario, intenzionato a rivoluzionare la ASK, e le nuove leve – Camille, Hervé e  Noémie- giovani ambiziosi che aspirano a diventare agenti o produttori o che si scoprono molto più bravi nel ruolo di attori.

 

Approfondimento

Trasmessa su France2 e distribuita a livello internazionale da Netflix, Chiami il mio agente! è una vera sorpresa nel panorama seriale televisivo. L’idea ha radici autobiografiche e nasce nella testa di Dominique Besnehard, agente di celebrità che, dopo aver lasciato il lavoro presso la Artmedia, trasforma in narrazione quel pezzo della sua vita professionale, affidando, dopo nove anni,  il progetto a Fanny Herrero.

Colleghi ambiziosi alle prese con attori esasperanti

Proprio come molte altre commedie drammatiche dove si raccontano le professioni, anche Chiami il mio agente! si orienta intorno alle vicende di un gruppo di colleghi ambiziosi, ossessionati dal successo e da un lavoro fin troppo alienante. Alle prese con riunioni e quotidiani piccoli drammi, i protagonisti fanno parte di una sorta di famiglia accogliente, all’interno della quale si condividono umori e malumori, ma dove non tardano a palesarsi segreti, tradimenti e rivalità, presentate attraverso un registro ironico e un tono leggero.
A rendere originale la serie è la presenza di vere star del cinema francese e internazionale. Ogni episodio dura circa 50 minuti e il titolo segnala fin da subito la presenza della celebrity di turno intorno alla quale si orienterà tutta la narrazione, in un crescendo di ilarità e spasso continui. Cécile de France, Fabrice Luchini, Jean Dujardin, Juliette Binoche, Jean Reno e persino Sigourney Weaver, per citarne alcune, stanno al gioco e sfruttano con sarcasmo la loro immagine, esagerando i tratti delle loro personalità o estremizzando i comportamenti per mettersi al centro di aneddoti improponibili e situazioni eccessive. Il concept e la formula vincenti, reiterati episodio dopo episodio, ne fanno un prodotto di gran qualità con l’intento dichiarato di proporsi come una riflessione divertente su tutto ciò che vive nello spazio segreto e nascosto del cinema. Chiami il mio agente! si inserisce così in quel filone di prodotti di genere dove la comicità smorza i toni delle situazioni assurde per divertire attraverso la creazione di una serie di equivoci, senza tralasciare di svelare anche il lato più umano delle star e quello meno affascinante del cinema.

Fino a che punto vogliamo spingerci per raggiungere i nostri obiettivi?

Ma in fondo la serie racconta semplicemente le vite di un insieme variegato di personaggi malinconici,  dalle relazioni instabili e dai valori fragili, totalmente assorbiti dalla loro professione, tanto da spogliarsi spesso dal ruolo di agenti per assumere quello di amici, confidenti, psicologi a tempo pieno, perennemente disposti ad assecondare i desideri e i capricci dei propri clienti. Nel corso delle stagioni i protagonisti cambiano prospettiva e sguardo, giungendo a un punto di confronto con un mondo che impone a ciascuno di rispondere a una domanda concreta: fino a che punto vogliamo spingerci per raggiungere i nostri obiettivi? Ma soprattutto: a quanta vita siamo disposti a rinunciare pur di intascare quel dieci per cento? La scrittura perfetta, i dialoghi pungenti, il bilanciamento tra realtà e finzione, la cura nei dettagli e le ambientazioni ricercate ne fanno una serie colta, ricca di citazioni, perfetta per chi ama il cinema con le sue idealizzazioni, oggettive incertezze e amabili imperfezioni.

                                                                                                                                                                                                                            Marianna Ninni

Temi di discussione:

  • Il gruppo di colleghi come gruppo di famiglia allargata su cui poter contare;
  • L’incapacità di separare la vita professionale da quella privata;
  • Le insidie del mondo del cinema dove spesso regole, imposizioni e modelli di eterna giovinezza condizionano le scelte delle star;
  • L’incapacità di gestire relazioni private reali e durature.