Mare fuori 5


Qualità generale:
Qualità educativa:


IDEATORE: Cristiana Farina, Maurizio Careddu
INTERPRETI: Carmine Recano, Lucrezia Guidone, Maria Esposito, Domenico Cuomo, Artem, Antonio D’Aquino, Pia Lanciotti, Vincenzo Ferrera, Antonio De Matteo, Raiz, Giacomo Giorgio, Clotilde Esposito, Giovanna Sannino, Yveva Sai, Salahudin Tiajani Imrana, Luca Eduardo Varone, Francesco Panarella, Giuseppe Pirozzi
SCENEGGIATURA: Maurizio Careddu (headwriter), Luca Monesi, Angelo Petrella con la collaborazione di Sara Cavosi e Elena Tramonti.
PRODUZIONE: PICOMEDIA, RAIFiction
ANNO DI USCITA: 2020 – in corso
STAGIONI: 5 (62x50’ circa)
PRIMA MESSA IN ONDA: RaiPlay
DOVE SI PUÒ VEDERE ORA: RaiPlay Epp. 1- 6. Dal 26 marzo anche epp. 7-12. Sarà trasmessa in chiaro su Rai 2 dal 26 marzo al 30 aprile 2025
GENERE: teen drama, sentimentale, drammatico, poliziesco.

Età cui è rivolta la serie (secondo noi): >16
Presenza di scene sensibili: scene di violenza entro i limiti di genere, turpiloquio.

Trovate le recensioni delle stagioni precedenti qui e qui.

 

L’attesa quinta serie di Mare fuori ha attirato tantissimi utenti su RaiPlay, mandando in tilt il sito alla mezzanotte del 12 marzo. Gli autori non si sono risparmiati e la carne al fuoco è tanta nonostante le uscite di scena, dopo i precedenti protagonisti delle stagioni passate, anche di Carmine (in libertà con la sua piccola Futura) e di Edoardo. Il centro della trama è preso da Rosa, che si ritrova a dover scontare una nuova pena all’IPM. In lei è prevalsa la tentazione del male, di vendicarsi e prendere in mano tutte le piazze della droga dichiarando  guerra aperta a donna Wanda Di Salvo. A questo filone principale si legano le storie di Teresa, dei fratelli Luigi e Raffaele (Micciarella) e Milos. Vi sono poi ancora Mimmo, Cardio con la sua musica, Silvia, Pino in semilibertà al lavoro. Come prevede la natura dell’IPM, arrivano anche nuovi detenuti: Samuele e Federico, due spacciatori di droga dal Nord Italia, Tommaso, un ragazzo di buona famiglia, e Simone, che scopriamo essere forse un figlio illegittimo di don Salvatore.

 

 

 

Approfondimento

 

Complice anche un cambio alla regia, con Ludovico Di Martino dietro la macchina da presa, che si avvicina maggiormente ai corpi e ai visi degli attori, in questi nuovi episodi si nota la volontà di scrutare più nell’intimo dei singoli personaggi, attraverso non soltanto l’uso di flashback narrativi, ma anche di incubi e immaginazioni che ci immergono nei loro tormenti interiori (Rosa, per esempio, ha contatti con lo “spirito guida” di Ciro). Fare il bene o perseverare nel male? Confessare o tradire? Mentire o dire la verità? Si riduce lo spazio dedicato alle relazioni sentimentali e aumenta il dramma dei protagonisti, chiamati a rendere conto delle loro scelte individuali.
Gli operatori del riformatorio mantengono il profondo intento educativo e la speranza di recuperare almeno alcuni di questi ragazzi che “camminano su un filo” – come dice il comandante – e una volta oltrepassato il buio tunnel che li porta fuori dall’IPM non sempre sanno mantenere dritta la rotta.
Anche se con alcuni eccessi di semplificazione per quanto riguarda i permessi, le uscite, i rapporti con l’esterno dei detenuti, la serie si sviluppa secondo i suoi meccanismi drammaturgici ben oliati, eppure si denotano alcuni momenti di ripetitività. Forse il racconto, che si è voluto molto ampliare a seguito del grande successo riscontrato, inizia a mostrare i primi segni di stanchezza.

                                                                                                                                                                                                                       Giovanni Capetta

Temi di discussione

  • Il valore della coscienza individuale come ineludibile luogo della nostra libertà di scelta;
  • La necessità di giudicare il crimine distinguendolo dalla totalità della persona che lo ha commesso;
  • La deleteria dipendenza da stupefacenti;
  • Il valore del lavoro, della musica e dello sport per riabilitare giovani delinquenti;
  • L’identità di genere come nodo problematico;
  • Il rischio per gli operatori di compromettersi troppo con le vite dei detenuti.